Intervista ad Alessandro Lo Savio di IBLA CAPITAL

Quali sono le aspettative dal mondo del private equity e, in particolare di quello dedicato al turnaround, rispetto al ruolo dell’advisor finanziario in questa fase di lockdown e nella successiva fase di rilancio?

PREMESSA

Il team FAS di Mazars ritiene che in questa fase di lockdown sia fondamentale assistere le aziende nella corretta gestione dei flussi di cassa e nella definizione di una strategia di rilancio di medio periodo, che preveda per le società con elevato indebitamento anche l’ingresso di fondi di private equity dedicati al turnaround.

L'INTERVISTATO

Alessandro Lo Savio è Fondatore e CEO di Ibla Capital, una investment company indipendente, specializzata nel turnaround aziendale. Alessandro ha fondato Ibla Capital nel 2015, dopo avere lavorato per 7 anni nella società di telecomunicazioni Linkem, prima come CFO e successivamente come Direttore Generale.

In precedenza, ha ricoperto ruoli di grande responsabilità in diverse società, soprattutto nei settori telecomunicazioni e media, e ha lavorato come Manager nella multinazionale della consulenza strategica Booz Allen Hamilton (oggi parte del gruppo PricewaterhouseCoopers).

INTERVISTA

Dottor Lo Savio, quali sono le aspettative dal mondo del private equity e, in particolare di quello dedicato al turnaround, rispetto al ruolo dell’advisor finanziario in questa fase di lockdown e nella successiva fase di rilancio?

L’impatto dell’epidemia in corso sul sistema produttivo italiano sarà devastante.

Le stime sul Pil 2020 variano: si va dalla crescita zero prevista dall’Ocse, al meno 11,6% previsto da Goldman Sachs, passando per il meno 4,7% di Fitch, il meno 5,8% di Morgan Stanley, il meno 6% di Confindustria, il meno 6,5% di Prometeia, il meno 9,1% dell’Fmi. Secondo McKinsey, nello scenario più drammatico, il Pil non tornerà ai livelli attuali prima del 2023. Cerved ipotizza una perdita compresa tra i 275 e i 640 miliardi di euro per le imprese italiane, nel biennio 2020-2021.

A risentire maggiormente della crisi saranno le PMI che, secondo una ricerca di Cribis, nei prossimi mesi avranno grosse difficoltà a incassare i crediti e a rispettare le scadenze dei pagamenti: per il 45% delle PMI italiane, solo una parte minoritaria delle esigenze di liquidità potrà essere coperta dai flussi di cassa generati. Secondo una simulazione effettuata dall’agenzia di rating Modefinance, per il 65% delle PMI italiane la probabilità di default aumenterà drammaticamente.

L’esecutivo si è mosso con diverse misure, per far fronte alla crisi. In particolare, il decreto liquidità approvato nei giorni scorsi si pone l’obiettivo di fornire ossigeno alle PMI, attraverso vari strumenti di garanzia al credito. Il decreto, tuttavia, presenta diverse criticità.

Innanzitutto, il credito non sarà disponibile in tempi brevi. Salvo le operazioni di piccolissime dimensioni, infatti, i finanziamenti garantiti dal Fondo di Garanzia dovranno essere oggetto di specifiche delibere, per cui il sistema bancario potrebbe risultare intasato da un’enorme mole di lavoro e non riuscire a smaltire le richieste prima di diverse settimane.
A cui si aggiungono i tempi necessari a creare le procedure, i programmi e i moduli necessari al Fondo di Garanzia.

Il credito, comunque, resterà inaccessibile per una vasta platea di società. La garanzia del Fondo, infatti, non copre il 100% del credito, per cui resteranno tagliate fuori le PMI che non saranno in grado di garantire la restante parte. Inoltre, le misure non sono state pensate per un contesto restructuring, per cui resteranno escluse le imprese con esposizioni classificate come inadempienze probabili o scadute o sconfinanti deteriorate precedenti alla data del 31/01/20 e con crediti a sofferenza, ancorché dopo il 31/01/20.

L’orizzonte temporale dei piani di ammortamento – al massimo 6 anni – è un’ulteriore criticità, soprattutto per le imprese che hanno già fatto ricorso al credito in passato per investire sulla propria attività (anche grazie ai Piani di Industria 4.0 e alle misure della legge Sabatini). A causa del doppio debito, infatti, anche aziende finanziariamente sane incontreranno serie difficoltà di fronte a un piano di restituzione del credito in sei anni.

In questo scenario, diventa fondamentale il ruolo degli advisor finanziari. Per realtà come le PMI italiane, con diffuse lacune in termini di managerialità, sarà infatti necessaria una guida in questo mare burrascoso. Sia che si tratti di supportarle nella corretta gestione dei flussi di cassa, sia che divenga necessario guidarle attraverso un processo di ristrutturazione del debito.

I fondi di private equity specializzati in turnaround, come Ibla Capital, rappresenteranno una possibile via di uscita da questa crisi per le imprese italiane. E anche in questo caso, gli advisor finanziari giocheranno un ruolo chiave. Sicuramente nella fase di preparazione e finalizzazione dei deal, ma soprattutto nel favorire l’incontro tra l’imprenditore e questa classe di investitori.

Anche se l’entrata in vigore del nuovo codice della crisi d'impresa è stato posticipato al 2021, infatti, è comunque necessario per le società prevedere eventuali crisi di liquidità e porvi rimedio prima che il valore degli asset aziendali risulti irreparabilmente compromesso. I fondi come Ibla Capital si aspettano che gli advisor finanziari intervengano rapidamente, anche guidando l’imprenditore verso l’apertura del capitale ad investitori istituzionali.

--------------------------

*le opinioni del team FAS sono da considerare come opinioni personali dell’intervistatore e non sono da attribuire in nessun caso al Gruppo Mazars o alle società del Gruppo.

Copia di Copia di Copia di Mark Twain (4).png

SCOPRI IL PROGETTO "COVID-19: IL RUOLO DELL'ADVISOR FINANZIARIO"