Intervista a Nino Attanasio di Hat

Quali sono le aspettative dal mondo del private equity rispetto al ruolo dell’advisor finanziario in questa fase di lockdown e nella successiva fase di rilancio?

PREMESSA

Il team FAS di Mazars crede che in questa fase di lockdown, che sta riguardando molte imprese italiane, sia fondamentale supportare le aziende nella gestione dei flussi di cassa e nella pianificazione di una strategia di rilancio di medio periodo che preveda anche il contributo dei fondi di private equity e di private debt.

L'INTERVISTATO

Nino Attanasio, imprenditore manager italiano con oltre 40 anni di esperienza nel settore bancario e finanziario, è Fondatore e presidente del gruppo HAT, uno dei principali attori nel mercato italiano del private equity e degli investimenti alternativi.

In precedenza, per oltre 40 anni, Nino ha ricoperto posizioni di rilievo all'interno del Gruppo MPS: Direttore Generale di MPS Capital Services e MPS Leasing & Factoring. 

INTERVISTA

Dottor Attanasio, quali sono le aspettative dal mondo del private equity rispetto al ruolo dell’advisor finanziario in questa fase di lockdown e nella successiva fase di rilancio?

Prima di rispondere alla domanda vorrei fare un quadro della situazione che stiamo vivendo ora in tempo di lockdown.

Ad oggi, per quanto riguarda il processo di raccolta (fundraising) tutto il mondo del private equity è praticamente fermo ma c’è ancora tantissima disponibilità di commitment da investire. Nel campo degli investimenti di fatto tutte le decisioni e le trattative sono state rinviate in autunno. In questo momento gli operatori prima di chiudere nuovi deal ci vogliono vedere chiaro. Per le partecipate in portafoglio invece (noi con il nuovo fondo sulle T.& I. stiamo operando prevalentemente nel settore delle tecnologie e dei settori più innovativi e abbiamo aziende con marginalità elevate dal 15 al 30% rispetto alle medie dei settori tradizionali) stanno lavorando quasi tutte, laddove possibile, in modalità smart working. Nelle filiere produttive, comunque, si sta registrando un calo di fatturato. Anche le imprese che lavorano nel digitale stanno risentendo di riflesso un calo a valle.

Noi come HAT SGR abbiamo fatto comitati e CDA in tutte le partecipate per monitorare la situazione e la mia sensazione è che le aziende migliori, che conservano leadership e posizionamento sul mercato, avranno un calo di fatturato dal 10 fino al 30%. Le altre avranno cali più marcati e si ritroveranno ad avere a fine anno valutazioni (equity value) più bassi. Anche i multipli, molto verosimilmente, registreranno un calo marcato dopo la stagione 2019 di una domanda sostenuta e soprattutto di tanta liquidità sul mercato.

Per le aziende in portfolio dei fondi quindi si potrà registrare una valorizzazione nel 2021 molto più contenuta. Per di più, i seller faranno fatica a rivedere le valutazioni delle loro aziende a causa di questo “anno sabatico” mentre i buyer diventeranno via via sempre più aggressivi. Infine, ci saranno aziende che avranno bisogno di anni per performare di nuovo adeguatamente.

Arrivo quindi a rispondere al quesito da voi posto.

Premesso che nella nostra piattaforma in questi ultimi anni abbiamo realizzato una trentina di investimenti – attraverso fondi di filiera o generalisti –  in portafoglio abbiamo, ad oggi, circa una decina di aziende - alcune vecchie e alcune del fondo nuovo – che nel complesso vanno bene. Alla luce degli eventi legati alla diffusione del Covid-19 abbiamo già implementato a livello operativo ed anche nei CDA delle singole partecipate dei recovery plan valutando varie opzioni come best case, worst case e, a seconda della ripresa prevista (da maggio all’autunno), abbiamo disegnato vari scenari di cassa e di liquidità.

Probabilmente sul mercato talune aziende partecipate di fondi avranno bisogno di advisor e di professionalità ma, a mio avviso, non nel breve periodo.

In questo momento infatti le piccole medie imprese stanno vivendo una fase di “preoccupazione” in cui il loro primo pensiero è quello di individuare gli aiuti governativi in termini di finanziamenti per avere liquidità a tassi agevolati ed accesso alle garanzie dello Stato come Sace ecc.

Pensando a noi, le aziende che abbiamo in portafoglio fatturano da 5 milioni fino a 100 milioni, sono piccole ma abbastanza strutturate. Come buyer, in questa fase, abbiamo rallentato la corsa per ovvi motivi strategici in linea con il mercato come sopra descritto e ci vedremo chiaro in autunno se non nel 2021. Come già accennato le trattative che abbiamo in corso non le abbiamo troncate ma semplicemente rallentate per verificare gli effetti del lockdown nel medio periodo.

Dietro l’imprenditore, soprattutto per le imprese un minimo strutturate, c’è sempre stato un advisor e quindi le aziende tendono a rivolgersi al proprio advisor di fiducia per rifare piani e aggiornarli e avere visioni macro più a medio termine.

Presumo che nel medio periodo ci sarà un’esigenza di M&A e di aggregazione e che la figura dell’advisor sarà sempre più necessaria per creare piani industriali credibili. Quindi, in conclusione, posso dire che l’advisor dovrà ancor più reinventarsi per mettere in contatto più aziende, più segmenti, più realtà geografiche ed occupazionali di distretti, più business unit. A tutto questo ci si arriverà gradualmente. Quando i dati reali post pandemia emergeranno allora nascerà sempre più l’esigenza di consulenza ed assistenza ed allora il ruolo dell’advisor diventerà sempre più determinante.

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*le opinioni del team FAS sono da considerare come opinioni personali dell’intervistatore e non sono da attribuire in nessun caso al Gruppo Mazars o alle società del gruppo.

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